«Crollo dei prezzi in Oltrepò Pavese», l’allarme della Cia dopo l’appello di Boatti
Il rischio crollo dei prezzi preoccupa i viticoltori pavesi in vista della prossima vendemmia.
L’allarme è stato lanciato da Davide Calvi, Presidente di Cia-Agricoltori Italiani Pavia nel corso della riunione del Gie (Gruppo di interesse economico) del vino, tenutasi nei giorni scorsi nella sede pavese di Stradella.
Partendo dal presupposto di un’annata generosa sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, Calvi nella sua analisi ha evidenziato la drammatica previsione dei prezzi previsti per le uve sul mercato, con quotazioni che secondo gli addetti ai lavori arrivano a toccare la soglia minima mai registrata: da 35 a 45 euro al quintale.
“Con un costo di produzione stimato dai consulenti di regione Lombardia a 60 euro al quintale, i viticoltori rischiano di lavorare in perdita, il covid ha solo accelerato una dinamica territoriale non virtuosa”.
All’incontro, assieme al Presidente Cia Pavia e al Direttore Elena Vercesi, erano presenti i rappresentanti delle varie categorie produttive, coordinati dal responsabile del Gie Michele Cignoli e in videoconferenza il responsabile nazionale Cia Domenico Mastrogiovanni.
Tra i temi trattati nella discussione, la centralità del mondo cooperativo nel proteggere il mercato delle uve dalle speculazioni, la necessità di riportare il territorio su mercati più remunerativi che portino valore aggiunto agli agricoltori, l’inserimento nella governance territoriale delle piccole medie aziende di qualità, motore e traino delle denominazioni oggi ai margini decisionali e l’importanza di una revisione seria e rapida delle rese ad ettaro nei disciplinari.
Il referente nazionale ha esposto le misure previste di sostegno al comparto vitivinicolo, come vendemmia verde e distillazione. Il direttore Vercesi ha portato l’attenzione sulle indicazioni relative all’assunzione di manodopera stagionale prevista per la vendemmia, anticipando l’opuscolo esplicativo che verrà distribuito alle aziende e la possibilità di fare effettuare gratuitamente il tampone durante la visita degli operai agricoli in Coprovi, importante tutela aziendale in particolare per il personale proveniente da paesi esteri.
«Siamo alla fine di giugno, alla vigilia della vendemmia 2020 che si preannuncia con prezzi in caduta libera, sotto al minimo storico. La situazione è da allarme rosso. si parla di uve Pinot nero, l’oro del territorio, che rischiano di essere pagate poco più di 40 euro al quintale; vini sfusi a 60/70 centesimi al litro nella migliore delle ipotesi; il Pinot grigio a 60 centesimi al litro. E’ già scattata la corsa allo scaricabarile…». Pierangelo Boatti, produttore, patron della pluripremiata azienda Monsupello da sempre voce «fuori dal coro» nel dibattito sul vino lancia l’allarme prezzi delle uve: vigne cariche d’uva (si dice un 30 per cento di prodotto in più), ma brutte previsioni sui prezzi. «Si dà la colpa al Covid – incalza Boatti in quello che sembra uno sfogo, oltre che un ragionamento – prima era colpa di Tizio, di Caio e di Sempronio. Il virus è un altro: non è cambiato niente in Oltrepo, se non in peggio. Nessun nuovo disciplinare in linea con la realtà produttiva, nessun calo delle rese, nessun dispositivo coraggioso a tutela e salvaguardia dei nostri mercati».
«Dal 2018 i produttori – aggiunge – hanno solo visto tavoli e tavolini di confronto della Regione, che ha di fatto assecondato chi non vuole cambiare. Il piglio deciso dell’ex assessore all’Agricoltura Gianni Fava è solo un ricordo sbiadito. Pochi gruppetti hanno tratto giovamento da qualche finanziamento .Nell’Oltrepo del vino il potere è polarizzato nelle mani di chi viene votato per ordini di scuderia, con sindacati agricoli che puntano il dito contro Coldiretti ma che in generale hanno perso la parola».
Dalla pars destruens a quella costruens, Boatti parte da una premessa: «In questo Oltrepo, purtroppo, le denominazioni sono diventate soprammobili degli imbottigliatori e scendiletto dei grandi imprenditori del vino italiano a caccia di “low cost” per vendere a valore con i loro marchi in Italia e nel mondo. Una terra abbandonata, ecco cos’è l’Oltrepo in cui spuntano mediatori compiacenti e dei professionisti dell’intruglio. Per i vitivinicoltori non c’è niente da mordere: sono stati usati in passato e continuano ad essere usati adesso. Senza i viticoltori veri e i produttori appassionati e orgogliosi non si costruisce niente, si scivola solo più giù lungo il burrone».
Che fare? «Sono convinto – risponde Boatti – che all’Oltrepo serva una nuova governance consortile, cooperativa e imprenditoriale: un ente non può nulla senza precise scelte d’impresa. Bisogna produrre meno e immettere sul mercato, contingentandolo, solo il vino a denominazione che il mercato è in grado di assorbire a prezzi decenti. È finito il tempo del produciamo tanto, vendiamo tanto. Con l’aiuto di Camera di Commercio e altri enti occorre creare una borsa del vino, che spetta alle cooperative normare per non scendere sotto la linea rossa di prezzi che rendono insostenibile fare vitivinicoltura».
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