Piano Strategico del Turismo: itinerari del gusto, driver chiave

[intro-text size=”25px”]La lettura del Piano Strategico di Sviluppo del Turismo 2017-2022 redatto dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo dovrebbe essere un “must” per gli imprenditori che fanno accoglienza, dai ristoratori ai produttori di vini e sapori.[/intro-text]

 

Dall’analisi della ricerca e del programma emerge che la valorizzazione delle eccellenze del «made in Italy» è sempre più necessaria per garantire un’omogenea distribuzione dei flussi turistici durante tutto l’anno. Gli esperti spiegano che l’attrattività dei territori vede nella filiera enogastronomica un “driver” fondamentale dell’immagine, identità e attrattività dell’Italia, nel sistema turistico globale. Da curare anche il dialogo con la ristorazione, come interfaccia diretta del turista verso il mondo dell’enogastronomia: non solo il ristoratore può rappresentare il valore aggiunto della destinazione ma si conferma persino fattore propulsivo dell’intera filiera agroalimentare.

Sono molti i Paesi in Europa e nel mondo che stanno investendo sulla cucina come espressione autentica di soft power da spendere nella competizione globale, sia in funzione turistica che nella più generale competizione economica. Secondo il MiBACT ne deriva quindi la necessità di mettere a punto una serie di azioni di comunicazione, promozione e marketing finalizzate a valorizzare le potenzialità della ristorazione come autentica espressione della cultura e dello stile di vita degli Italiani. I distretti produttivi possono diventare, specie per le destinazioni emergenti un richiamo in quanto luoghi rappresentativi del “saper fare” italiano. Tra l’altro, molti distretti produttivi, compresi quelli agroalimentari, vivono immersi nel patrimonio storico e artistico dei nostri centri urbani, nel contesto dei quali rappresentano un’interessante testimonianza dell’evoluzione delle antiche tradizioni manifatturiere.

E’ quindi determinante parlarsi, concertare, progettare insieme, fare rete e saper cogliere l’opportunità d’implementare azioni efficaci di marketing rivolte a un pubblico nazionale e internazionale, anche con la predisposizione e integrazione di banche dati dell’offerta turistica e produttiva (piattaforme informative) in cui siano raccolte e messe a sistema tutte le informazioni provenienti dai territori, riguardanti gli eventi e le manifestazioni di promozione delle eccellenze produttive, le possibilità di acquisto presso gli spacci aziendali e di visita ai distretti produttivi, valorizzando, così, le vocazioni di ciascun territorio e consentendo la personalizzazione degli itinerari in relazione alle esigenze e ai tempi specifici espressi dai fruitori.

Nel dettaglio, nel 2015, su oltre 6 milioni di imprese registrate in Italia, quelle che hanno svolto attività più direttamente attinenti al turismo (alloggio, ristorazione e intermediazione) sono state circa il 7,3% del totale (440 mila) e la loro dinamica nel corso dell’anno è risultata superiore a quella delle imprese totali. Nello stesso anno, gli occupati in attività turistiche hanno rappresentato circa il 6% degli occupati totali, di cui la maggioranza concentrati nel ricettivo e nella ristorazione (1,4 milioni), mentre una minima parte nel comparto dell’intermediazione. Da notare come i primi siano cresciuti del +7,5% tra 2010 e 2015, mentre i secondi siano calati di -8,5% nello stesso periodo. Considerando, infine, il valore aggiunto per occupato, nel 2015 si è arrivati a quasi 37 mila euro nel comparto dell’alloggio e della ristorazione e a 33,5 mila euro in quello dell’intermediazione, contro una media di oltre 57 mila euro sull’intera economia. Tale valore è risultato più elevato nelle attività artistiche e ricreative (50 mila euro circa).

Le linee strategiche della programmazione individuano una serie di cluster turistici la cui definizione risulta coerente con quanto previsto dal PST in materia di costruzione dell’offerta. Questi i cluster individuati, nei quali rientra la ricca e variegata offerta del Paese:

1. Natura, aree protette e paesaggi rurali
2. Borghi e patrimonio immateriale
3. Cultura diffusa, poli museali “minori” e spettacolo
4. Cammini e itinerari religiosi
5. Food e itinerari del gusto
6. Lusso
7. MICE (Meetings, Incentives, Conventions e Exhibitions ovvero il mondo del business travel)
8. Terme, Salute e benessere della persona
9. Sport e grandi eventi.

Una curiosità? La parola “vino” nella presentazione del piano del MiBACT compare una volta sola, perché si preferisce parlare di “Food e itinerari del gusto”, come a suggerire di legare insieme le grandi produzioni vitivinicole d’eccellenza a tutto ciò che può fare delle aree agricole una “destinazione”.

Nel piano si parla di “vino” solo per citare un caso di studio specifico:
“I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato” che, riconosciuti da due anni come sito Unesco, rappresentano un caso emblematico che vede un’efficace collaborazione tra istituzioni pubbliche (Comune e Regione), imprenditori privati (produttori di vino) e soggetti coinvolti nella ricezione e promozione del turismo slow (albergatori, B&B, ristoranti).

Pensiamoci su: un territorio che diventa un marchio di successo, basato sulla cultura, un nuovo ecosistema delle relazioni e la valorizzazione del “made in Italy”, puntando su quella “distintività” tanto cara all’assessore regionale all’Agricoltura della Regione Lombardia, Gianni Fava, può davvero generare business e creare valore aggiunto.

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