Movimento Turismo del Vino al rinnovo cariche, si auspica una svolta per un turismo del vino 4.0
Lunedì il Movimento Turismo del Vino nazionale sarà chiamato alle elezioni per il rinnovo delle cariche sociali. Questa volta non sarà solo un passaggio formale, sarà una scelta sostanziale. Ripartenza significa aver cura di sfidare il futuro con idee, passione e strategia andando oltre una condotta un po’ stanca e da compitino che ha caratterizzato gli ultimi anni, non per colpa del Covid ma per un eccesso di gerarchia che ha un po’ paralizzato la spinta propulsiva che in passato l’organizzazione aveva saputo esprimere.
Nell’ultimo periodo il brand Movimento Turismo del Vino ha perso smalto, lasciando campo libero a tante ambizioni di un proliferare di associazioni che certo non possono competere con il know-how e il radicamento di chi, in Italia, l’enoturismo l’ha inventato. Ora, però, il sodalizio che ha saputo così tanto stupire nella sua epoca d’oro appare stanco e con il fiato corto, in una fase in cui dovrebbe essere la motrice del sistema impresa sul mercato del post pandemia e l’interlocutore principe con la politica e il governo per dare all’universo enoturistico il peso che merita.
Ripartenza significa dare un segnale di considerazione anche al Nord, dove tante cantine hanno investito sul fronte dell’accoglienza in cantina e per favorire oltre alle presenze internazionali un turismo interno di valore, in un’epoca in cui si torna a parlare di turismo di prossimità, turismo lento e riscoperta delle campagne. Se trent’anni fa l’aprire le porte delle cantine ai turisti era una pratica nota soprattutto alle regioni del Centro Italia, in particolare la Toscana che era e resta un faro, e al Nord era quasi solo il Piemonte a credere nella partita, oggi è cambiato molto.
Sarebbe importante che l’elezione del nuovo presidente tenesse conto di tutti questi fattori non perché il Centro o il Sud debbano venire dopo, ma perché sarebbe auspicabile un’alternanza capace di dare il giusto peso a tutte le componenti in campo lungo lo stivale. Serve un Movimento Turismo del Vino capace di dialogare a un altro livello rispetto a quanto visto in questi anni con le imprese che si legano all’enoturismo, un’associazione più aperta e partecipata, che guardi al futuro e pronta con competenza a guidare la migrazione dalla carta alla realtà della Legge sull’Enoturismo. Come? Dialogando con il mondo delle istituzioni a ogni livello facendo da ponte tra produttori ed enti locali, ma anche catalizzando sul settore bandi e investimenti. Mentre “Cantine Aperte” è un brand nato per stimolare gli imprenditori agricoli ad accogliere, ora la priorità è alzare l’asticella: in cantina occorre offrire esperienze, facendo leva su marketing di destinazione e servizi innovativi, che siano anche a misura dei nativi digitali e degli ospiti stranieri che con i “green pass” potranno tornare a degustare e assaggiare la migliore Italia nelle cantine. Altra sfida è il binomio vino-territorio: oggi fare enoturismo non significa più, solo, trovare cantine aperte. Bisogna trovare territori aperti, sinergici e collaborativi nell’interesse di generare economia dalla bellezza e dall’identità.
L’enoturismo è un asset formidabile per il Paese. Si stima che abbia un valore complessivo di 2,5 miliardi e coinvolga 14 milioni di turisti. È ormai un settore importante e genera grande appeal verso i viaggiatori, italiani e stranieri. È stato calcolato che la spesa media dell’enoturista sia pari a 85 euro, che salgono a 160 con pernottamento. Per le aziende vinicole un’attività che incide significativamente sui ricavi (in media il 27% sul fatturato). E che è destinata a ulteriori sviluppi grazie a un quadro normativo più certo dopo l’approvazione della legge sull’enoturismo nel 2019. Non a caso stanno nascendo nuove figure professionali per valorizzare appieno le opportunità offerte da questo settore.
Il nuovo Movimento Turismo del Vino ha il dovere di tenere conto di tutto questo e di diventare una fabbrica delle idee innovative, un incubatore d’impresa e il creatore di nuove opportunità occupazionali per tanti giovani che, completato il loro percorso di formazione in giro per il mondo, dovrebbero essere utilmente invogliati a tornare alla loro terra per contribuire con capacità e metodo a valorizzarne la distintività. Lunedì la scelta è tra due modelli: grande Pro Loco del vino nazionale oppure organizzazione moderna capace di trasformare l’accoglienza in cantina in attività d’impresa a trecentosessantagradi. E’ una scelta cruciale.