Lombardia, vietata la vendita di alcolici dopo le 18 anche nelle aziende vitivinicole
Ci si ammala a tarda ora, al mattino o nel primo pomeriggio no. Ci si ammala al ristorante, se non si è quasi da soli in sala, nonostante ti provino la febbre e ti accolgano con mascherina e gel igienizzante, ma tra le corsie della grande distribuzione no (dove oggi non sempre ti misurano la febbre prima di entrare). Adesso, par di capire, ci si ammala comprando vino al supermercato o in cantina dopo le ore 18. Regione Lombardia dev’essere davvero nel pallone se si pensa che nel testo dell’ordinanza n. 620 volta ad arginare nuovi focolai di Covid-19 si legge: «È vietata la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica da parte di tutte le tipologie di esercizi pubblici, nonché da parte degli esercizi commerciali e delle attività artigianali dalle ore 18».
Vietata dunque la vendita di alcolici dopo le sei di sera anche nelle aziende vitivinicole. Per Unione Italiana Vini e anche per Confagricoltura Lombardia si tratta di una «norma da rivedere».
L’organizzazione di categoria Confagricoltura Lombardia in una nota prende posizione e spiega: «Le ragioni di sicurezza alla base del provvedimento regionale sono comprensibili e condivisibili, ma le visite in cantina con vendita diretta non possono essere paragonate agli assembramenti fuori da bar, pub e locali notturni».
Confagricoltura Lombardia ha letto come tanti con stupore l’ultima ordinanza della Regione Lombardia nella parte in cui viene vietata la vendita di alcolici dopo le ore 18 a tutte le tipologie di esercizi pubblici, comprese anche le aziende vitivinicole e le cantine che effettuano la vendita diretta ai consumatori.
«Pur comprendendo pienamente le motivazioni che hanno portato l’amministrazione regionale ad imporre una stretta sui pubblici esercizi, con l’obiettivo primario di evitare assembramenti davanti ai locali e quindi occasioni di contagio, Confagricoltura Lombardia evidenzia come non possa certo essere equiparata la vendita di vino in cantina alle “movide” che si vogliono scongiurare nelle città della Lombardia».
L’organizzazione agricola regionale auspica quindi che la norma possa essere prontamente rivista per consentire alle aziende del vino, già duramente provate dalla crisi economica conseguente alla pandemia, di svolgere una parte rilevante del proprio lavoro che spesso consiste anche in visite alle aziende e nella vendita diretta del prodotto.
Sul tema dice la sua anche Copagri Lombardia. “Pur condividendo pienamente la stringente necessità di mettere in campo ogni possibile intervento finalizzato a limitare e a contenere la drammatica diffusione del Coronavirus, nella Lombardia così come nel resto del Paese, non possiamo fare a meno di rappresentare le gravi criticità derivanti da alcune disposizioni contenute nella recente ordinanza della Regione Lombardia recante ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Lombardia Roberto Cavaliere, dando voce alle numerose preoccupazioni emerse da diverse cantine associate, che lamentano un drammatico calo delle vendite.
“Ci riferiamo, in particolare, alle limitazione inerenti agli orari delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, che stanno avendo un notevole e significativo impatto sull’attività economica delle imprese, andando ad aggravare la già complessa e delicata situazione economica legata alle ripercussioni del Coronavirus, che come ben noto ha portato per lungo tempo al blocco delle esportazioni e alla chiusura del canale HoReCa”, spiega Cavaliere.
“A nostro avviso, infatti, disporre il divieto di vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica dopo le ore 18:00 rischia di avere serie ripercussioni economiche sul nostro comparto vitivinicolo, vero e proprio fiore all’occhiello dell’agroalimentare regionale e nazionale; per questo esprimiamo preoccupazione e perplessità in merito a tale misura e chiediamo un confronto urgente con il Presidente della Regione Attilio Fontana e con gli assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi e alla Sanità Giulio Gallera”, rimarca il presidente.
“Riteniamo che un intervento di questo tipo, oltre a limitare la libera scelta dei consumatori, non sia utile a scoraggiare gli assembramenti, ma abbia come unico risultato quello di rallentare ulteriormente la già grave stagnazione dei consumi, andando al contempo a ostacolare il consumo di alcolici, così come quello di altri prodotti, nelle totale sicurezza delle proprie abitazioni”, conclude Cavaliere.