Effetto lockdown, l’universo del catering italiano chiede lo stato di crisi
Una delle categorie dimenticate dalla politica in questo 2020 tra lockdown e allarme pandemia, con eventi, manifestazioni e cerimonie rinviati è senza dubbio quella degli imprenditori e dei professionisti del catering e della banchettistica. Un settore chiave per la valorizzazione e la commercializzazione di tante eccellenze agroalimentari made in Italy, ma anche un comparto che tradizionalmente crea livelli occupazionali, specie fra i giovani, difficilmente immaginabili dall’opinione pubblica.
ANBC e le principali sigle sindacali dei lavoratori del turismo chiedono un piano di intervento per un settore messo in ginocchio dalla pandemia e dal rinvio al 2021 di eventi, convegni e convention aziendali.
Oltre 2.000 imprese per 100.000 addetti e 2 miliardi e 200 milioni di fatturato stimato, sono queste le dimensioni del settore “banqueting e catering” – mondo affine ma diverso da quello della ristorazione – che, oggi, chiede il riconoscimento dello stato di crisi. Lo chiedono ANBC, Associazione Nazionale Banqueting e Catering federata a Fipe-Confcommercio, e le principali organizzazioni sindacali dei lavoratori del turismo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.
La richiesta al governo dello stato di crisi per il settore è frutto dell’oggettiva e drammatica situazione che ha visto crollare di oltre l’80% il giro d’affari di un comparto che ha nell’incontro in presenza il proprio “core business” e che non ha all’orizzonte, a differenza delle altre attività, alcuna prospettiva di ripresa per tutto il 2020.
“Il nostro mondo – ha dichiarato Paolo Capurro, Presidente di ANBC – vive di eventi, eventi aziendali, convegni e congressi, cerimonie, matrimoni, premi, fiere. Tutte realtà che sono state cancellate e, nel migliore dei casi, riprogrammate per il 2021. Il fatturato delle nostre imprese è quasi azzerato e, anche nell’ipotesi che la pandemia finisca presto, non è ipotizzabile una ripresa a breve in quanto il nostro lavoro si basa su attività che sono state rinviate tutte in massa al 2021: gli eventi, benché ormai permessi ed in massima sicurezza rispettando precise regole di distanziamento, non hanno richiesta da parte del mercato”.
Nel documento con il quale ANBC e le tre organizzazioni sindacali chiedono lo stato di crisi del settore si legge: “Le parti ritengono di comune interesse e non più rinviabile un intervento normativo che riconosca lo stato di crisi del settore e, in conseguenza di ciò, al fine di consentire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, che sia garantito al settore un sistema organico di interventi specifici. A tal fine richiedono:
– Una proroga in continuità del Fondo Integrazione Salariale fino al 31 dicembre 2020 per il sostegno al reddito dei lavoratori, con rifinanziamento delle misure, con tempi di erogazione certi e rapidi;
– Interventi economici e fiscali – compresi interventi sul cuneo fiscale – volti a supportare la continuità dell’attività imprenditoriale, quale strategia fondamentale per consentire la conservazione del tessuto aziendale esistente e fattore determinante per mantenere nel tempo l’occupazione, anche dopo la fase emergenziale”.
“Confidiamo – ha concluso Capurro – che il 2021 possa essere l’anno di una ripresa, sia pure parziale e lenta, del nostro business, ma è fondamentale arrivare a fine 2020 con le imprese ancora in piedi. E questo, nelle condizioni attuali, non è immaginabile né per gli imprenditori né per i lavoratori”.