Ristorazione -23.8%, crolla il fatturato nel primo trimestre 2020: FIPE in campo

I pubblici esercizi sono una componente essenziale dell’economia dei servizi. Duecentosessantamila imprese, 1 milione di addetti ed un valore aggiunto di 40 miliardi di euro sono numeri che parlano da soli. Nonostante la crisi sia costata al settore 8 miliardi di euro tra tagli e mancata crescita, il fuoricasa si conferma asset strategico della filiera agro-alimentare italiana e punto di forza dell’offerta turistica. Ma non basta.

I dati sono impietosi: secondo il Centro Studi FIPE sulla base dei dati Istat, nel primo trimestre del 2020 l’indice del fatturato (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) delle imprese che erogano servizi di ristorazione (bar, ristoranti, mense) ha segnato una variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del -23,8%.

Nel complesso del turismo (alloggio e ristorazione) l’indice del fatturato ha segnato una flessione del -24,1% per effetto anche della performance negativa dei servizi di alloggio (-24,7%). Il fatturato dei servizi complessivamente registra una variazione negativa del -7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’analisi per attività economica mostra decrementi tendenziali per tutti i settori dei servizi, in particolare è il settore dell’alloggio e ristorazione a registrare il decremento più consistente.

Contributi a fondo perduto subito e riduzione del peso fiscale fino a tutto il 2021. Ecco la strada indicata da Maurizio PascaVicepresidente di Fipe – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, in un intervento che guarda sia al presente che al futuro tenuto il 28 maggio di fronte alla X Commissione del Senato della Repubblica. Un messaggio alla politica affinché intervenga per sostenere e rilanciare un settore composto da centinaia di migliaia di micro imprese, in molti casi a conduzione familiare, che con il loro giro d’affari da 90 miliardi di euro rappresentano una delle componenti essenziali dell’offerta turistica nazionale.

“Il settore dei pubblici esercizi come nessun’altro si basa sulla socialità. Ecco perché è indispensabile incentivare il delivery e il take away anche attraverso una politica fiscale mirata – afferma Pasca – Così come è necessario abbattere il cuneo fiscale a carico delle imprese per cercare di tutelare le professionalità presenti nel settore. Parallelamente il legislatore deve adottare regole comuni per tutti coloro che fanno ristorazione nel nostro Paese: criteri di ingresso e permanenza minimi nel mercato, parametri minimi di solidità finanziaria, qualificazioni professionali reali per un settore che identifica più di ogni altro il Made in Italy. Servono, insomma, standard uniformi di qualità per tenere il mercato al riparo dagli improvvisati e dalla concorrenza sleale”.

Indicazioni precise anche in materia fiscale: “Chiediamo l’esenzione dal pagamento dell’Imu per tutte le attività di ristorazione e intrattenimento per l’intero 2020, la distribuzione di finanziamenti a fondo perduto ai locali, come le discoteche, tutt’oggi impossibilitati a riaprire, la riduzione del peso fiscale delle imposte locali, Tosap, Cosap e Tari, per quest’anno e per il 2021 a tutti i pubblici esercizi. Si tratta di Interventi necessari per accompagnare l’intero settore nella ripresa dopo il disastro determinato dal Covid 19”.
“Senza un intervento poderoso – conclude Pasca – lo Stato si ritroverà a fare i conti con una sensibile riduzione del gettito fiscale, determinato dalla morte di decine di migliaia di imprese. Oltre a un salvagente immediato da lanciare agli imprenditori, ribadiamo quanto sia necessario un ripensamento ad ampio raggio che tenga conto del deterioramento economico e di una ridotta capacità di spesa da parte dei cittadini”.

 

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