1 MINUTO DIVINO – PREZZO MINIMO SUL VINO, LA PROPOSTA CHE DIVIDE L’EUROPA E ACCENDE IL DIBATTITO IN ITALIA

Sta per approdare sui tavoli delle istituzioni europee una proposta destinata a far discutere: l’introduzione di un prezzo minimo sul vino. La misura sarà esaminata nell’ambito del nuovo mini-pacchetto normativo sull’Organizzazione comune dei mercati (Ocm), atteso al trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo il prossimo autunno. A spingere l’iniziativa sono le interprofessioni francesi, preoccupate soprattutto per le difficoltà dei vini d’ingresso di Bordeaux.
IL NODO DEL PREZZO MINIMO
La proposta prevede l’introduzione di linee guida per i prezzi di uve, mosti e vini destinati a produzioni a Denominazione di origine (Do) e Indicazione geografica (Ig), con il potere affidato alle organizzazioni interprofessionali – come i Consorzi – di determinare i valori economici a monte e a valle della filiera. Un’ipotesi, già testata in Francia, prevedeva un prezzo minimo di 0,5 euro per grado alcolico: un vino da 13 gradi sarebbe costato almeno 6,5 euro. Ma le critiche sono numerose, e in sede europea si valuta anche l’opzione più “soft” di un prezzo consigliato, più facilmente integrabile nel quadro della PAC.
FRANCIA COMPATTA, ITALIA SPACCATA
Sul fronte italiano, le posizioni sono tutt’altro che uniformi. Netta l’opposizione dell’Unione Italiana Vini (Uiv): «Il prezzo deve farlo il mercato» ha dichiarato il presidente Lamberto Frescobaldi, sottolineando i rischi di un livellamento verso il basso e di distorsioni concorrenziali. Federvini e FedagriPesca-Confcooperative, invece, sospendono il giudizio. Federdoc, attraverso il presidente Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, si mostra cautamente aperta, ma evidenzia la complessità dell’applicazione in un contesto produttivo estremamente diversificato. Confagricoltura, per voce di Christian Marchesini, si dichiara scettica soprattutto sull’estensione della misura alle Doc e Igt, mentre la Fivi, con Rita Babini, mette l’accento sulla necessità di difendere il valore aggiunto delle produzioni artigianali.
TRA VALORIZZAZIONE E RISCHI DI BANALIZZAZIONE
Le principali criticità evidenziate dagli oppositori riguardano il rischio di effetti boomerang, come una riduzione dei margini per i produttori, una diminuzione della competitività e la possibilità che il prezzo minimo venga percepito come indicatore di valore reale, svalutando etichette di alta qualità. Allo stesso tempo, un prezzo consigliato troppo alto potrebbe rallentare le vendite, generando eccessi di offerta.
VERSO L’AUTUNNO
La discussione è avviata e promette di polarizzare il settore vitivinicolo europeo. Le conclusioni sono attese entro l’autunno, ma una cosa è certa: tra chi invoca regole per proteggere il valore del vino e chi difende la libertà del mercato, il confronto sarà acceso.