Misure anti Covid, si può salvare l’Italia dal virus immolando l’HoReCa?
La soluzione per un «paese sicuro» è all’evidenza un «paese in ginocchio», con particolare riferimento ai titolari di pubblici esercizi e di attività che sono gli sbocchi naturali per vino e agroalimentare di qualità: bar, ristoranti ed enoteche. Senza parlare dell’indotto: agenti di commercio, camerieri, personale di cucina, stagionali e fornitori. Il premier Giuseppe Conte ha firmato il nuovo Dpcm con le misure restrittive anti-Covid, tra le quali la chiusura alle ore 18 di tutti i ristoranti, bar e gelaterie. Azzerata anche l’economia che genera la cultura: chiusi teatri, sale concerto e cinema, Stop poi a palestre, piscine, centri benessere e centri termali. Sospese anche le feste dopo i matrimoni.
Nonostante già tra marzo e aprile gli imprenditori di questi comparti avessero messo in atto ingenti investimenti per le dotazioni di sicurezza e per garantire piena serenità ai loro avventori, il governo non guarda in faccia e nessuno. Nemmeno una regola diversificata, comune per comune, sulla base delle curve locali dei contagi e della densità di popolazione nelle diverse città. Che senso abbia nei piccoli paesini adottare le stesse misure delle città metropolitane sfugge all’umana comprensione. Il nuovo provvedimento del governo Conte entrerà in vigore questa sera a mezzanotte e le disposizioni contenute rimarranno valide fino al 24 novembre.
Il premier ha evidenziato che l’analisi della curva epidemiologica segnala una rapida crescita della diffusione del contagio, con conseguente stress sul sistema sanitario nazionale, causato probabilmente anche dal poco o nulla che l’esecutivo ha posto in essere in oltre 6 mesi. L’indice RT ha raggiunto la soglia critica di 1,5 e il numero di contagiati ha sfiorato la misura di 20.000, da qui a necessità di introdurre nuove misure, particolarmente restrittive per alcune attività economiche, tra cui i pubblici esercizi.
In estrema sintesi:
- Servizi di ristorazione – Bar, gelaterie pasticcerie e ristoranti chiuderanno alle 18.00, tutti i giorni, compresi i festivi. Dopo le 18.00 potranno proseguire i servizi di consegna a domicilio senza limiti di orario e l’asporto fino alle 24.00.
Ai tavoli dei ristoranti potranno sedere massimo 4 persone, salvo che si tratti di nuclei familiari più numerosi. E’ fatto divieto di consumare cibi e bevande dopo le 18.00 nelle strade pubbliche.
- Prevista la chiusura di sale gioco, sale bingo;
- Prevista la sospensione delle attività che abbiano luogo in di sale da ballo, discoteche e locali assimilati.
- Feste – Sono vietate, non sono più consentiti festeggiamenti connessi a cerimonie civili e religiosi.
- Convegni e congressi –possono svolgersi solo a modalità distanza. Sono sospese anche le fiere di qualsiasi tipo, anche internazionali;
- Spostamenti – non è stato introdotto il coprifuoco: bisogna tuttavia muoversi solo per motivi di lavoro, studio, salute e necessità e si raccomanda di non ricevere a casa persone al di fuori del nucleo familiare.
Come impegno del Governo, il premier Conte ha affermato che sarebbero già pronti gli indennizzi per le attività economiche penalizzate da queste nuove restrizioni. I ristori, non meglio quantificati, dovrebbero arrivare direttamente sul conto corrente dei diretti interessati con bonifico bancario attraverso l’Agenzia delle Entrate, sistema già utilizzato e rilevato rapido ed efficace.
In particolare:
- arriveranno nuovi contributi a fondo perduto;
- ci sarà un nuovo credito d’imposta per gli affitti commerciali per i mesi di ottobre e novembre;
- verrà cancellata la seconda rata IMU dovuta entro il 16 dicembre;
- sarà confermata la cassa integrazione;
- sarà offerta una nuova indennità mensile una tantumper gli stagionali del turismo, spettacolo, lavori intermittenti dello sport;
- si offrirà un’ulteriore mensilità del reddito di emergenza;
- saranno introdotte misure di sostegno a favore della filiera agroalimentare.
Poco prima dell’entrata in vigore del nuovo Dpcm Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, aveva dato sfogo a un grido di dolore: «Le misure annunciate dal governo costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese della ristorazione. Se non accompagnate da contemporanee e proporzionate compensazioni di natura economica, sarebbero il colpo di grazia per i pubblici esercizi italiani, che già sono in una situazione di profonda crisi, con conseguenze economiche e sociali gravissime».
«I ripetuti annunci di chiusure anticipate – prosegue la Federazione – hanno già prodotto la desertificazione dei locali e, indipendentemente dalle novità sugli orari effettivi di apertura, le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico in termini di indennizzi a fondo perduto, crediti d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, nuove moratorie fiscali e creditizie, il prolungamento degli ammortizzatori sociali e altri provvedimento di sostegno a valere sulla tassazione locale».
La Federazione osserva: «Gli imprenditori di questo settore si stanno dimostrando persone responsabili, che rispettano rigorosamente i protocolli sanitari loro imposti, che non possono reggere ulteriormente una situazione che decreterebbe la condanna a morte per migliaia di imprese. È evidente che non si possono far ricadere le responsabilità del ritorno dell’epidemia sul nostro comparto: sono altri i fattori che hanno purtroppo causato una nuova emergenza. Sarebbe una scelta disastrosa, con la disperazione e la rabbia che sta crescendo oltre il livello di guardia. La pandemia va gestita con attenzione sicuramente alla salute, ma anche riscontrando le aspettative e le esigenze del settore che il governo conosce perfettamente perché la Fipe le ha trasferite nelle occasioni di confronto istituzionale».
«Chiediamo – conclude Fipe Confcommercio – di poter continuare a lavorare per non morire e per questo servono, senza ritardo o inutili annunci, le misure promesse».
Poche ore dopo questo grido di dolore, il governo ha emanato il nuovo Dpcm, che per l’Horeca italiana equivale a un lockdown pressoché totale. Si salvi chi può!