Trend del vino italiano, la fotografia di Nomisma Wine Monitor
[intro-text size=”25px”]Per augurare buon anno nuovo ai lettori del blog all’insegna di qualche riflessione per il prossimo futuro, pubblico una slide esplicativa delle tendenze nei prossimi 3 anni secondo i consumatori italiani, statunitensi e tedeschi. A rilevarle è stato l’osservatorio di Nomisma Wine Monitor, il cui coordinatore Denis Pantini è un riferimento dei professionisti del settore di tutta Italia.[/intro-text]
Secondo una recente survey, nel triennio futuro i vini con maggiori potenzialità di crescita sono quelli da vitigni autoctoni per i consumatori italiani, i domestic wines per gli statunitensi e i vini sostenibili per i tedeschi. I vini bio seguono a ruota in tutti e tre i mercati.
Denis Pantini spiega: «Interessante notare come per gli italiani i vini sostenibili siano ancora qualcosa di “indefinito” a differenza di tedeschi e americani, mentre gli spumanti non sembrano ancora aver esaurito la loro corsa. Più preoccupante invece la “riscoperta nazionalista” verso i propri vini di tedeschi e statunitensi, in un momento di dazi e rallentamento economico come quello attuale».
Tra i mercati da tenere d’occhio nel 2020, accanto ai paesi emergenti (ne ho parlato recentemente in questo articolo https://www.www.45parallelo.net/2019/12/21/ice-prometeia-lexport-tornera-a-crescere-nel-biennio-2020-2021/), ce n’è uno che, nel confuso scenario legato alla Brexit ancora in fase di evoluzione, sta vivendo una rivoluzione nei consumi di vini importati: il Regno Unito. Cambiano le abitudini di consumo e i fine wines italiani possono avere una chance nuova rispetto ai concorrenti, un’occasione da non sprecare con un placement troppo basso.
L’identikit del consumatore UK di vini italiani di questo segmento secondo Nomisma Wine Monitor è attualmente il seguente: old millennial, londinese, con reddito e livello di istruzione alto, che acquista vino online e consulta i social per informarsi prima di comprare, ma soprattutto che è stato in Italia negli ultimi due anni.
Questo il profilo del consumatore britannico che opta per etichette made in Italy di più alta gamma emerso dallo studio Nomisma Wine Monitor per l’Istituto Grandi Marchi. «Il connubio brand/territorio – riassume Pantini – rappresenta la leva strategica più importante per far crescere il nostro export vinicolo e dare valore all’intera filiera».