Wine2Wine, la sostenibilità sociale e l’insegnamento di Walter Massa
[intro-text size=”25px”]Il conto alla rovescia è cominciato: il 25 e 26 novembre va in scena a Verona Wine2Wine. Per me questo format di VeronaFiere è il più moderno, aperto e smart dedicato all’Italia del vino, un’occasione unica pensata per il confronto tra gli operatori, in un mondo che gira sempre più veloce. Se Vinitaly è la motrice, Wine2Wine è la classe business: non a caso è entrato in nomination per i Born Digital Wine Awards 2019. Quest’anno il tema cardine sarà quello della “sostenibilità sociale”.[/intro-text]
La sostenibilità è da tempo una delle principali preoccupazioni dell’agenda globale. Tuttavia, come la maggior parte delle parole che dominano i trend e fanno discutere una vasta platea, la sua popolarità rischia di renderla priva di sostanza. Quest’anno Wine2Wine intende incoraggiare l’instaurarsi nella Wine Industry di una leadership lungimirante che abbracci concretamente una definizione di sostenibilità più completa, che sappia porre gli aspetti sociali in cima all’elenco delle priorità.
La prima sfida da affrontare è che la sostenibilità, nel contesto del settore vitivinicolo, è diventata sinonimo dei suoi soli aspetti ecologici. Il cambiamento climatico ha avuto un effetto diretto sull’economia di settore, contribuendo a rendere impellente l’esigenza di affrontare gli aspetti ecologici. I vini organici, biodinamici e sostenibili hanno attirato l’attenzione a livello globale tanto tra i produttori quanto tra i consumatori, diventando il perno delle discussioni. Ma la sostenibilità non dovrebbe essere cercata esclusivamente nei suoi aspetti ecologici: il suo significato si estende molto oltre.
Da un lato, si tratta di avere consapevolezza riguardo gli impatti – sia positivi che negativi – che il wine business ha lungo tutta la catena di valore del vino. Le aziende vinicole e i professionisti del settore dovrebbero adottare misure per mitigare la vulnerabilità al rischio sociale ed evitare i danni provocati dalle pratiche professionali. È fondamentale sottolineare che la sostenibilità sociale non deve essere contrapposta alla redditività, bensì come un suo completamento e potenziamento.
I professionisti del vino possono e devono fare anche più di questo. La sostenibilità sociale consiste infatti anche nel coltivare pratiche commerciali per la promozione dell’integrazione e del benessere sul lavoro. Per tutti gli operatori del settore, ciò significa cooperare affinché la comunità vinicola diventi più inclusiva, diversificata, democratica, equa e coesa. Con questo impegno si potrebbe acquisire anche maggiore credibilità nella conservazione del ricco patrimonio culturale del vino e nella sua condivisione con una sempre più varia comunità globale.
L’Italia del vino, secondo la filosofia di questa edizione di Wine2Wine, dovrebbe dunque concentrarsi più sull’autorevolezza e sul rispetto che sull’autoritarismo e sul governo di pochi di un bene di molti. In gioco c’è questo. Mi torna alla mente un insegnamento dell’istrionico vignaiolo Walter Massa: “I grossi senza i grandi non sono niente”. Forse potrebbe essere un buon punto di partenza per questa edizione del forum veronese, che dal 2014 cerca di aiutare i professionisti del vino a progettare il futuro. L’ascesa in termini di numeri e appeal di Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), associazione volontaria in cui vincono e ispirano le identità, e la crisi del mondo istituzionale del vino, contesto in cui su scelte e composizione decidono i giganti, suggeriscono di trovare al più presto una via di riforma per sanare la crescente e apparente incomunicabilità fra due mondi.