Cavariola, quando un vino ha un cuore
[intro-text size=”25px”]Nell’Italia del vino dei piccoli produttori ci sono vini che sono la somma di vigna, storia, cultura e identità. Prodotti controcorrente. In un mondo in cui contano spesso soltanto numeri e premi, esiste ancora una schiera di viticoltori contadini per i quali conta solo la qualità nel suo connubio indissolubile con il territorio. In Lombardia un esempio su tutti è il cru Cavariola da cui nasce l’omonimo Oltrepò Pavese Rosso Riserva Doc dell’azienda Bruno Verdi di Canneto Pavese.[/intro-text]
Il vigneto di 1,50 ettari è situato a Broni, su un terreno argillo-sabbioso esposto a Ovest, con una pendenza media del 35%. Le uve sono Croatina, Barbera, Uva Rara e Ughetta di Canneto. Dal rosso rubino del Cavariola si sprigiona un bouquet di fiori e frutti rossi, peperone, ma anche spezie come pepe nero, cuoio e note balsamiche. A condurre l’azienda è oggi Paolo Verdi, un vignaiolo puro, schivo e innamorato di un mestiere che per lui è un’arte.
La storia dei Verdi in Vergomberra risale al XVIII secolo, quando Antonio Verdi dal Ducato di Parma s’insediò in Oltrepò. Da allora ben quattro generazioni si sono succedute nella cura delle terre di famiglia. Già con Luigi, la terza generazione, alla cura dei vigneti i Verdi uniscono l’arte della trasformazione delle uve in vino diventando vinificatori e costruendo la prima cantina. Un’eredità che si trasmette di padre in figlio, unitamente alla ricerca della qualità. Da Luigi discende Clemente, da questi Alfredo, Cavaliere di Vittorio Veneto, quindi Bruno, il primo a imbottigliare e fregiare le sue bottiglie con la propria etichetta negli anni dell’immediato dopoguerra. Ora è il figlio Paolo, la settima generazione, a curarsi dell’azienda che lavora con metodo e rigore.