Vino al ristorante compreso nel menù: sogno o utopia?
Mentre in Italia è in corso la vendemmia 2017, per i produttori è tempo di fare i conti con un’amara realtà di mercato: la crisi economica italiana, che riverbera sui consumi e sulle scelte al tavolo del ristorante, danneggia il mercato del vino e rischia d’indurre un’involuzione nelle abitudini di consumo di un bere consapevole.
Se cenando fuori casa scegliere una bottiglia di buon vino, non di quelli di griffe ma di quelli di qualità e con una storia dentro, costa quasi come avere un commensale in più a tavola è inevitabile che i giovani non si concedano più di godere della magia dell’abbinamento cibo-vino. Non possono permetterselo. Il fatto che lascia esterrefatti è che i ristoratori della new generation, soprattutto quelli improvvisatisi tali nelle località turistiche dove magari paghi un’insalata in spiaggia anche 14 euro su un tavolo di plastica, non si redano conto quanto sarebbe facile, per salvaguardare e contribuire a narrare la cultura italiana del vino, comprendere una bottiglia di buon vino locale, ogni 4 persone, nel prezzo dei piatti del menù. Si tratterebbe, in sintesi, di scontare 4 euro o poco più ad ogni tavolo educando il cliente che in successive occasioni potrebbe optare per etichette più impegnative sobbarcandosi i relativi costi.
Certo sembrerà paradossale a molti questa mia riflessione in un’Italia in cui ti espongono ancora quell’inspiegabile gabella medievale che è il «coperto», ovvero il corrispettivo a persona, bambini piccoli compresi, per farti trovare nell’ordine: tavolo, sedia, tovaglia, tovaglioli, posate e un lussuoso cestino di pane. Scatta poi l’operazione ricarico in carte dei vini che, laddove non si somiglino tutte essendo fatte dai rappresentanti delle case vinicole blasonate più che da professionisti preparati e di cultura, ti espongono super prezzi per vini quotidiani. Chi si comporta così, certo non tutta la categoria beninteso, sappia che sta disincentivando con leggerezza il consumo di vino italiano al ristorante e che con applicazioni come Vivino scovare il magheggio del maxi ricarico sul prezzo medio della bottiglia costa solo un click sullo smartphone: si fotografa l’etichetta e la realtà è messa a nudo. Eppure occorrerebbe così poco a far bella figura e a far bene a un tratto dell’identità e della cultura italiana… è proprio vero che dall’altra parte puoi vedere clienti o polli. Pensateci.