Ballabio, il Metodo Classico blanc de noir vola sulle ali del Farfalla
Un’azienda storica, sulle colline di Casteggio, che ha scritto pagine importanti della storia del vino dal 1905 con al timone nelle vesti di fondatore un padre nobile dell’enologia italiana come Angelo Ballabio. Oggi di proprietà della famiglia Nevelli è sinonimo di Metodo Classico blanc de noir, di una spumantistica italiana che si distingue per qualità e identità. Ballabio è il nome dell’impresa agricola di filiera, ma il marchio che si è affermato in ristoranti e wine bar nazionali è Farfalla, lo stesso che campeggia sulle eleganti etichette di tre sole referenze: zéro dosage, extra brut e rosé extra brut. Ballabio, forte di una produzione selezionata annua di 60.000 bottiglie, è la prima azienda dell’Oltrepò Pavese ad aver fatto una scelta verticale: produce e commercializza con il proprio marchio solo Metodo Classico. L’impresa vitivinicola punta così non sul vendere vino, ma sul creare emozioni attraverso un progetto di riconversione pensato più di 5 anni fa ma attuatosi pienamente dal 2018 ad oggi, poiché per l’affinamento di certe produzioni occorrono tempo, pazienza e cura. L’enologo è il piemontese Carlo Casavecchia, nome noto dell’enologia italiana senza la smania di foto in prima pagina: alle parole e alle interviste preferisce da sempre il registrare risultati in cantina.
«La ripartenza c’è stata e oggi, senza il lockdown, saremmo a +20% sul 2019. Siamo molto fortunati perché il Farfalla si è imposto come brand – racconta Filippo Nevelli -. A gennaio e febbraio eravamo partiti forte perché i clienti di enoteche e ristoranti avevano molto apprezzato le nostre referenze sul finire del 2019 e per salutare l’inizio del 2020. Durante questi ultimi mesi difficili, le cui tribolazioni sono amaramente note a tutti, non ci siamo persi d’animo e abbiamo lavorato anche con consegne a domicilio ed e-commerce, che per noi sono canali nuovi sui quali lavorare solo e comunque a valore. Chiediamo il giusto per la qualità che il nostro marchio e il progetto della “Noir Collection” racchiudono. I nostri riferimenti sono anche internazionali. Non bisogna mai smettere d’impegnarsi e mettersi in discussione, ma sentiamo di essere incamminati sul sentiero giusto in un mondo sempre più esigente e selettivo».
Ballabio, che commercialmente è poco più che agli albori dopo la sua riconversione all’esclusiva produzione di Metodo Classico, è attualmente presente in molte carte della ristorazione di Milano, Nord Italia e non solo. Fra le province nelle quali il Farfalla è più apprezzato nelle sue declinazioni spiccano, insieme a Pavia la cui risposta in termini di ordini sfata il mito del nemo propheta in patria, anche Genova, Vicenza, Padova, Piacenza, Mantova e Cremona. Buoni risultati, in crescita, su Torino e Napoli. A curare la comunicazione e a collaborare alla strategia di posizionamento dell’azienda fresco di laurea in Enologia è Mattia Nevelli, figlio di Filippo, mentre alla conduzione dei vigneti-giardino pensa l’infaticabile Alfio, fratello di Filippo, coadiuvato dal team aziendale.
Ora Ballabio, dopo i successi testimoniati dal conseguimento dei Tre Bicchieri Gambero Rosso e ottime recensioni dagli opinion leader nazionali, prepara il debutto della Cave Privée: 3 referenze spumantistiche riserva di Metodo Classico Pinot nero in una confezione brandizzata in legno molto curata, elegante e naturalmente in serie limitata. Una scelta per consentire ai cultori del genere un viaggio nel tempo, come solo le grandi case spumantistiche consentono di fare, che va nella direzione di spiegare agli intenditori, senza giri di parole, quale sia la stoffa del terroir sul quale l’azienda spumantistica può contare, nel suggestivo e verdeggiante contesto delle colline casteggiane. Non tutti lo sanno ma l’Oltrepò nella sua storia ha scritto con le sue ottime basi spumante pagine importanti del successo di tante altre zone vitivinicole italiane, in primis della Franciacorta ai suoi albori e di molte case spumantistiche piemontesi.
L’Italia della grande enologia sa da sempre e negli ultimi anni l’ha compreso appieno come alcuni fra i più grandi metodi classici d’Italia nascano in Oltrepò per ragioni connesse alla vocazionalità di queste straordinarie colline di Lombardia e anche per motivi prettamente scientifici (composizione dei terreni, microclima, perfetta maturazione fenolica delle uve, ecc.), sebbene il territorio stenti ancora a dar numeri alla sua eccellenza, compresso com’è in una proposta ancora eccessivamente frastagliata e vittima della logica di posizionamento tramite il mercato degli sfusi (oltre il 50% del totale della produzione territoriale Ndr), che sfociano talvolta in proposte in grande distribuzione da “primo prezzo” che abbassano la percezione del nome di denominazione Oltrepò Pavese con 13mila ettari di vigne, dei quali quasi 3mila a Pinot nero. Eppure oggi qualcosa sta cambiando, con coraggio e visione d’impresa, come testimonia proprio la Ballabio che si è specializzata sulla produzione top dell’Oltrepò, ricalcando per certi aspetti le orme di Monsupello, di proprietà della famiglia Boatti, e della storica La Versa dell’indimenticato duca Antonio Giuseppe Denari che ne fu presidente.
Filippo Nevelli spiega: «Se pensi alle Langhe pensi al Nebbiolo, se pensi a grandi territori italiani che hanno avuto successo, dentro e fuori i confini nazionali, ti si stampa nella mente praticamente una tipologia sola, come immagine distintiva. Ad esempio La Versa è ricordata non per il rosso di Donelasco ma per il Metodo Classico blanc de noir. Il leitmotiv delle aziende di successo in Oltrepò è il Pinot nero, emblema di finezza, garanzia di poter optare per lunghi affinamenti con risultati che lasciano il segno e che conferisce un profilo internazionale alle nostre referenze. Impariamo dalla storia e lavoriamo sul meglio che abbiamo da offrire».
L’innovativo percorso intrapreso da Ballabio più di 5 anni fa è anche nel segno della riscoperta della tradizione più grande del territorio oltrepadano dal 1865: «Il Metodo Classico – ricorda Nevelli – non è il vino/alimento ma uno stile, uno status. Champagne del resto non è vino, ma un mondo a sé sospeso tra cultura, immagine, arte, moda e lifestyle. Il Metodo Classico italiano, nel rispetto delle differenze e delle unicità, lo compri, prima, se t’innamori dei concetti che ne stanno alla base e se l’immagine che il produttore trasmette, dalla qualità in bottiglia al packaging, è appagante. Dobbiamo investire su ciò che può renderci unici a livello internazionale, senza aver paura del confronto».
La storia di Ballabio
Nata nel 1905 è una delle prime aziende italiane che iniziarono a produrre Metodo Classico, la prima a tracciare la strada della vocazionalità che ha legato il Pinot Noir al territorio casteggiano. Parlare oggi del fondatore Angelo Ballabio è ricordare un uomo raro, conosciuto ed amato come il “medico condotto” del vino: un uomo buono, semplice, con una preparazione prodigiosa, frutto di una vita intera spesa a produrre il miglior vino possibile. Non acquistava un solo grappolo, né un solo litro di vino. A testimonianza di questa posizione, ad iniziare dal lontano 1911, l’azienda è stata insignita di molti premi nazionali ed internazionali i cui attestati sono gelosamente conservati.
L’impegno odierno
Traendo le mosse da un’antica tradizione improntata a vini fortemente distintivi, oggi l’intento che si persegue a Ballabio è quello di produrre metodi classici in grado di esprimere ed esaltare le peculiarità naturali dei vigneti. Inoltre l’armonia tra criteri moderni e tradizionali di conduzione consente di ottenere una produzione che ambisce a raggiungere un traguardo di eccellenza nel variegato panorama del Metodo Classico italiano.