Feudi di Guagnano, in Puglia alla riscoperta della Verdeca
Viticoltori pugliesi crescono. Una vitale regione del Sud che fino a poco più di vent’anni fa era nota più per le spiagge, i panorami e la rinomata cucina diventa sempre più riferimento, con vini di qualità che profumano di riscoperta.
In settimana ho avuto modo di degustare una piacevole referenza a base di Verdeca. La premessa sulle origini è d’obbligo: si tratta di un vitigno bianco la cui origine è avvolta nel mistero. A sperimentarne la coltivazione dovrebbero tuttavia essere stati gli antichi greci. Alcuni critici e ricercatori ne apprezzano però anche similitudini con l’Alvarinho portoghese. È conosciuta anche con i sinonimi Albese bianco, Verde, Verdera, Verdesca, Verdisco bianco, Vino verde.
Viene coltivata in molte zone della Puglia da tempo immemorabile e oggi è molto popolare nella regione, tanto che la sua vinificazione genera una buona economia. La varietà è diffusa soprattutto nelle province di Brindisi, Taranto e Bari; fa inoltre parte delle aree viticole del Gravina e del Locorotondo.
Il nome deriva dal colore verdastro degli acini. Ha grappoli di dimensioni medie, con acini ovali e buccia abbastanza e pruinosa. Quest’uva, che trova il suo habitat su terreni poco profondi, matura tra settembre e ottobre.
Diecianni Verdeca IGP Salento (io ho degustato l’annata 2018) è un vino elegante e unico prodotto dalla cantina Feudi di Guagnano ed è ottenuto dai migliori grappoli di Verdeca raccolti in agro di Guagnano, nel più importante centro vitivinicolo del Salento. Le uve vengono coltivate con il sistema a spalliera da piante che hanno dai 25 ai 40 anni, con una resa di circa 5000 ceppi per ettaro con una produzione di bottiglie per ettaro pari a 10000. Una volta raccolte, le uve subiscono una pressatura soffice e il mosto viene fermentato a temperatura controllata in tini di acciaio.
Il Diecianni Verdeca si presenta nel bicchiere con fragranze fruttate di agrumi e frutta esotica. Vanta una buona acidità, una grande freschezza ed esprime un carattere tra equilibrio e finezza.
Provatelo: quelle fragranze di mela verde, timo e anice vi sorprenderanno.
Affascinante è anche scoprire la storia dei Feudi di Guagnano. L’azienda nasce con l’obiettivo di salvare alcuni ettari di vigneti coltivati a Negroamaro e Primitivo abbandonati da vignaioli ormai anziani e non più in grado di coltivarli. Ecco perché produrre vini per la cantina è stato soprattutto un atto d’amore verso un territorio, il Nord Salento.
Il nome “Feudi di Guagnano” deriva dalla parola “fiéu” (in latino feudus) che in dialetto salentino significa contrada campestre, porzione di terreno extraurbano: infatti i nostri vigneti, di estensione molte volte al di sotto dell’ettaro, dimorano in diverse contrade del territorio guagnanese.
Il marchio aziendale, interpretato in chiave moderna, rappresenta una sintesi perfetta della storia e delle tradizioni di questo importante territorio al centro della penisola salentina. Infatti, esso riporta un particolare dell’immagine più significativa della storiografia locale: l’affresco basiliano della “Madonna col Bambino” intorno al quale, una leggenda popolare, fa risalire la fondazione del primo nucleo di case del paese di Guagnano.
I vini della cantina sono ottenuti esclusivamente da vitigni autoctoni: Negroamaro, Primitivo, Malvasia nera di Lecce e Verdeca. Fa eccezione lo Chardonnay, dal quale viene ricavata una selezione speciale affinata in barrique di rovere francese per 6 mesi. Tale filosofia scaturisce dalla volontà di valorizzare il territorio e di produrre dei vini che siano espressione della storia e della tradizione vitivinicola del territorio. La cura estrema nelle fasi di coltivazione e dei processi di vinificazione assieme ad una raccolta rigorosamente manuale, qualificano l’azienda Feudi di Guagnano.