Vendemmia verde? La riflessione di Teresio Nardi, fiduciario Slow Food Oltrepò Pavese
Il mio articolo di ieri sull’inutilità della “vendemmia verde” e sull’incapacità di tendere la mano sul serio al comparto vitivinicolo italiano da parte delle istituzioni ha fatto discutere. Il professor Teresio Nardi, fiduciario della Condotta Slow Food dell’Oltrepò Pavese, da sempre indomito paladino delle piccole imprese familiari di filiera, quelle che stanno soffrendo di più gli effetti del lockdown da pandemia Covid-19, mi ha inviato la sua riflessione che pubblico con gioia, ritenendola un utile spunto di opinione nell’ambito di un confronto aperto a livello nazionale sull’effettiva efficacia delle misure, più di facciata che di sostanza, sin qui varate del governo.
Caro Emanuele,
da un po’ di tempo ci siamo dimenticati che il cibo viene dalla terra. Terra fertile, sana, pulita, uno strato attivo ricco di biodiversità fondamentale per dare nutrimento alle piante e agli animali che costituiscono, a loro volta, il nostro cibo.
Terra: bene naturale per sua natura limitato e non riproducibile (credo che non tutti lo sappiano) ma distrutti ile (questo lo sanno in tanti).
Spreco, inquinamento e abbandono riducono ogni anno la terra disponibile per produrre cibo buono e pulito. Sarebbe opportuno fermare questa distruzione di suolo fertile, anche attraverso la tutela dei produttori agricoli e le piccole imprese agricole che, specialmente sui territori collinari e montani hanno una funzione importantissima di salvaguardia dei territori, dell’ambiente e dei nostri paesaggi, nel rispetto della natura.
La vendemmia verde non ha senso se non accompagnata da opportuni aiuti e anche perché rappresenta uno spreco di cibo intollerabile; quante tonnellate d’uva verrebbero gettate?
Forse sarebbe meglio pensare a come salvarle attivando trasformazioni diverse dalla vinificazione? Concludo dicendo: IL CIBO NON È PROFITTO MA UN DIRITTO. TORNIAMO A DARE VALORE AL CIBO!
Prof. Teresio Nardi
Fiduciario della Condotta Slow Food Oltrepò Pavese