Vino italiano, una crescita da salvaguardare

Il Coronavirus fa paura e fa male alle fiere del vino: del ProWein di Dusseldorf si parlerà solo nel 2021, mentre Vinitaly ha comunicato lo slittamento delle date da aprile al 14-17 giugno. Soffre anche l’intero mondo economico che gravita attorno all’agroalimentare made in Italy: bar, enoteche, alberghi e ristorazione.

Nonostante tutto questo c’è l’altra metà del cielo, ovvero le prospettive incoraggianti pre Covid-19, che non possono e non devono essere dimenticate ma tenute ben presenti, valorizzate e difese. Sopexa, agenzia specializzata nel Food & Drink a livello internazionale, ha presentato i risultati del Wine Trade Monitor 2019, condotto a livello internazionale in collaborazione con Wine in Paris. I trend globali offrono l’immagine di un’Italia che può farcela.

Matteo Lefebvre, direttore Sopexa Italia, spiega: «Oltre ad essere riconosciuto come uno dei paesi con maggiore prospettiva di crescita, l’Italia vanta il riconoscimento di produttore di vini di grande interesse per le giovani generazioni. Questo rafforza la percezione della qualità della produzione vinicola italiana che si accompagna alla volontà di evolvere e di rimanere in ascolto delle esigenze di tutte tipologie di consumatori».

Sopexa ha intervistato e raccolto le percezioni e previsioni di 984 operatori del settore tra importatori, distributori, grossisti e retailers. Italia e Francia si contendono ancora il primo posto in termini di potenziale di crescita, con la Francia che perde posizioni per gli intervistati di Cina, Belgio, Hong Kong e Stati Uniti. In generale e per il 59% dei partecipanti all’indagine sono però ancora le denominazioni d’origine francesi a riportare la migliore performance, distanziandosi nettamente dai concorrenti. L’Italia arriva al secondo posto. Alla produzione vinicola del Belpaese, assieme a quella dei vini australiani, si associano le migliori performance per quanto riguarda i capitoli “innovazione” e “attrattività presso i giovani”.

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