Vendemmia 2018, via alla raccolta in Lombardia

[intro-text size=”25px”]La vendemmia 2018, al via in questi giorni in Lombardia, sarà da ricordare: previsti aumenti produttivi in tutte le principali zone vitivinicole rispetto allo scorso anno, quando il clima, tra gelate tardive e siccità, aveva lasciato il segno sui vigneti. Si parte dalle uve base spumante Metodo Classico: i primi grappoli di Chardonnay sono stati vendemmiati in Franciacorta; in Oltrepò Pavese, capitale del Pinot nero e culla del Metodo Classico italiano dal 1865, si comincerà tra il 16 e il 20 agosto. [/intro-text]
L’ufficio studi di Coldiretti prevede in tutta la provincia di Brescia un aumento in volumi di circa il 30% rispetto al 2017. Situazione analoga per il Mantovano e l’area tra Milano e Lodi con le colline tra San Colombano e Graffignana. In Oltrepò Pavese l’aumento previsto oscilla intorno al 25%, in provincia di Bergamo si prevede una crescita del 20%, in Valtellina del 10-15%, mentre per le piccole realtà tra Como, Lecco, Varese ci si aspetta un +5% circa.

Ettore Prandini

“Le nostre produzioni, frutto di oltre 20 mila ettari coltivati – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – sono dedicate soprattutto a nettari di qualità. Si tratta di un patrimonio di storia, cultura, competenze, biodiversità ma anche economico, visto che l’export dei vini lombardi nel mondo nel 2017 ha raggiunto il record del millennio con un valore di 270 milioni e 360 mila euro”. La Lombardia si colloca ai primi posti a livello nazionale per varietà di vite per uve da vino coltivate, con 90 diverse tipologie presenti sul territorio regionale sulle 517 totali iscritte al Registro nazionale delle varietà di vite. La provincia più vocata alla coltivazione della vite è quella di Pavia con i 13.500 ettari di vigna in Oltrepò. Numeri importanti, dati pre vendemmiali incoraggianti ma restano alcuni problemi: la difficoltà di trovare manodopera specializzata per la raccolta delle uve e la burocrazia estenuante connessa al dar lavoro agli stagionali, ormai per tre quarti stranieri. Su questo punto sarebbe bene ponesse la sua attenzione il neo ministro Gian Marco Centinaio: il voucher aiuta ma le aziende più grandi, quelle che sforano il tetto massimo previsto, hanno bisogno di risposte diverse. Un invito alla riflessione andrebbe poi fatto anche ai molti giovani italiani che percepiscono la disoccupazione e che preferiscono starsene a casa piuttosto che fare un’esperienza formativa e retribuita che testimonierebbe, in caso di futuri contatti da parte di datori di lavoro, tanta buona volontà.

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